UnaTalks per Il Tempo delle DonneTriennale di Milano / 26 settembre 2014
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A tutte le donne
Ascoltare la voce e osservare i volti delle altre donne che condividono le loro storie e la loro passione e intelligenza è una esperienza rassicurante perché il pensiero condiviso che emerge è pacifico e profondo.
Spesso come è capitato a tutte mi sono chiesta chi sono, a volte più stanca di sempre a volte piena della mia forza ma solo in questa età matura, mi accorgo che sono stata semplicemente una qualunque, una qualunque di noi, perché le similitudini tra una vita femminile e l’altra sono innegabili ed evidenti.
Diversi i colori, gli orientamenti e le età, diverse le ricchezze , le competenze e le latitudini , ma simili, molto simili, i desideri, le sofferenze e le mansioni di cura.
Le donne si assomigliano quando lavorano, amano e pregano, quando sono madri, figlie e sorelle anche se non sempre sanno aiutarsi e riconoscersi mentre svolgono le loro imprese, materiali e immateriali, nel mondo.
I secoli terreni ci hanno allenate a sopravvivere ma non a mettere in comune esperienze e difficoltà.
Tuttavia ciò che stupisce e rincuora è la straordinaria capacità di ogni donna di immaginare con energia scienza e passione obbiettivi di felicità.
Di solito quella immaginata dalla donna è una felicità condivisa, fatta di serenità e sicurezza, legata a lontane radici antropologiche e alla tutela delle generazioni.
Creare un legame fra tutte noi è necessario e ancora più necessario sarà poi coltivarlo e difenderlo.
Non “un lavoro in più” nella vita già molto piena delle donne ma un focus comune, un’attenzione speciale, una attenzione che sopravviverà al deserto.
Difendiamo le nostre giovani, ascoltiamo le nostre anziane, sosteniamo con determinazione le madri perché le donne, con il necessario disincanto, inizieranno in questo terzo millennio ad assumersi la responsabilità del mondo.
I segnali ci sono tutti, ma soprattutto c’è, sepolto a differente profondità negli animi femminili di tutte le latitudini, un seme gravido di preoccupazione, un onniscienza femminile e casalinga che ci mette all’erta quando qualcosa minaccia la nostra famiglia e la nostra comunità.
Il conflitto arbitrario, il disprezzo di regole elementari porta in questa sorta di società dello spettacolo segni tangibili di sofferenza.
Se per molti, soprattutto in occidente, l’educazione formale che produce titoli di studio ha formato validi professionisti, capaci di competere, manca però l’educazione non formale quella dei valori condivisi che garantirebbe una competizione sana, degna di un pianeta civile.
E’ un piccolo pianeta signore, sorelle, nonne, bambine…
di Sabina Ciuffini